Green Economy: 5 azioni per ecoinnovare l’Italia

L’Approdo alla Green Economy non deve essere solo un passaggio verso cicli produttivi e consumi più efficiente, ma deve coinvolgere anche l’aspetto culturale e lo stile di vita della società. Una “mission” che si può attuare con la messa in pratica dell’ecoinnovazione, ovvero l’innovazione che tiene conto sia del profilo economico che delle dimensioni sociali e ambientali. La valutazione del settore dell’ecoinnovazione e delle ecoindustrie è stata valutata dall’UNEP, Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, in 0,5-1,5 trilioni di dollari l’anno nel 2020 e in 3-10 trilioni di dollari l’anno nel 2050 (a livello globale).

Il tema dell’ecoinnovazione è stato trattato nei giorni scorsi in un’assemblea programmatica in preparazione degli Stati Generali della Green Economy. Durante l’assemblea è stato spiegato da Roberto Morabito, Responsabile dell’Unità Tecnica Tecnologie Ambientali dell’Enea, che l’obiettivo dell’ecoinnovazione è quello di un radicale cambiamento dei sistemi di produzione e consumo, basati su un approvvigionamento ed utilizzo sostenibile delle risorse ed una riduzione delle emissioni e degli impatti.

Anche l’Italia può dire la sua in questo campo, sebbene nella classifica europea 2011 dell’ecoinnovazione si trovi al 16°, in discesa di 4 posizioni rispetto a quella del 2010.
Per rilanciare l‘ecoinnovazione in Italia è necessario predisporre un piano nazionale per il suo sviluppo ed implementazione, di cui sono stati definiti i 5 punti prioritari da mettere in campo da subito.

  • Sono necessarie Politiche Coerenti sul fronte ambientale, che offrano un quadro normativo nei vari livelli istituzionali (da quelli locali a quelli internazionali) che possa promuovere l’ecoinnovazione tramite la rivisitazione di norme esistenti e il varo di nuove norme che indirizzino le attività di ricerca e sviluppo.
  • Importanza della Formazione e dell’Informazione. É necessario avviare un programma di formazione nazionale che sappia da una parte preparare nuove competenze, tramite la creazione di nuovi profili professionali e la riqualificazione di quelli già esistenti. Dall’altra parte il piano di informazione deve essere teso a favorire cambi di stili di vita, approcci culturali, consenso sociale verso tecnologie, servizi e prodotti ecoinnovativi. L’innovazione tecnologica, insomma, deve essere accompagnata da un forte cambiamento culturale e sociale.
  • Deve essere avviata una promozione di prodotti e servizi basati su un uso sostenibile delle risorse e su bassi impatti ambientali, che possa favorire la crescita di mercati ecoinnovati e di nuovi mercati.
  • É importante inoltre che sia instaurata una forte cabina di regia per mettere a sistema il patrimonio nazionale di competenze sia nel settore pubblico (università e centri di ricerca) sia in quello privato. Insomma bisogna fare rete tra i vari soggetti e a più livelli per favorire quei progetti sistemici e integrati di dimensioni significative che possono fungere da nuclei di condensazione di questa fase di transizione verso la green economy.
  • Visto il peso che l’industria ha nel Paese (siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa) si rende necessario affrontare le sfide globali in un orizzonte di sostenibilità. Produzione sostenibile deve essere affiancata da uso efficiente dell’energia e dei materiali. Il nostro paese ha fatto grandi passi avanti sul versante dell’approvvigionamento sostenibile di energia, ma rimane ancora indietro per quanto riguarda l’utilizzo sostenibile delle materie prime.

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